Spesso vengono accesi dibattiti sui vari pro e contro delle auto elettriche, ma gran parte delle volte il nostro schieramento si basa solamente sul punto di vista di acquirenti e consumatori, e le spese di acquisto, manutenzione e rifornimento sono i fattori più considersabili per noi guidatori.
Ma quando viene affrontata la questione dell'inquinamento, non c'è dubbio sulla totale vittoria delle auto elettriche nei consumi, ma tenendo in conto l'impatto ambientale in ogni passo della produzione di questi veicoli, così come la loro rottamazione, è ancora giusto essere sicuri della loro sostenibilità? Analizziamo i tre step principali della produzione di un'automobile: l'estrazione e la reperibilità dei materiali, la produzione ed infine il consumo.
Uno dei più grandi lati negativi degli EV è la produzione delle batterie, peggiore per l'ambiente rispetto alle auto a combustione interna. L'impronta ambientale attuale è infatti ben maggiore: le grandi batterie che usano queste auto sono fatte in parte di litio, che come ogni materiale grezzo, deve essere minato, e il processo di estrazione produce enormi quantità di gas serra, e questo problema continuerà a crescere fino a quando questo sistema non diventerà più efficiente. La stima per il 2030 nella messa su strada di auto elettriche è di 125 milioni, e di certo avranno bisogno di batterie.
In media vengono prodotte 10 tonnellate metriche di CO2 per un veicolo elettrico, considerando l'estrazione del litio, mentre la costruzione di un'auto a combustione, impiega circa 7 tonnellate.
Gran parte delle risorse di litio vengono da un'area tra Cile, Bolivia e Argentina nei deserti di sale Atacama sulle Ande. Qui hanno luogo scavi per ottenere la salsedine minerale sotto la superficie, e tutto ciò porta a sprechi di acqua dal terreno, che arriva a mancare nel resto delle zone danneggiando quindi anche l'agricoltura: molte delle compagnie minerarie hanno utilizzato più del 65% dell'acqua delle regioni. Senza considerare che il litio occupa solo una piccola parte della batteria, infatti sorgono preoccupazioni anche per la produzione di cobalto, dove le cave sfruttano minori per l'estrazione.
Parlando poi del cambio, quindi del riciclo delle batterie, il semplice stoccaggio diviene impossibile per l'estrema e costante infiammabilità degli elementi, e di certo questi incendi continueranno ad aver luogo in queste rimesse, ma tutto ciò dipende da quanto il loro trattamento verrà evoluto dalle aziende.
Invece, l'elettricità, presa principalmente dalle centrali di carbone in gran parte dei Paesi, ha un'impatto comunque presente, tranne dove le energie alternative come quella solare o idroelettrica sono più diffuse.
Dall'altra parte, nella produzione di auto a combustione, le 7 tonnellate metriche di CO2 vengono calcolate dall'estrazione del ferro all'uscita dell'auto dalla fabbrica e dalla catena di montaggio, molto più efficiente appunto grazie ai decenni di di esistenza e sviluppo.
Però, durante il loro percorso di vita, le auto a combustione in totale 57 tonnellate metriche di anidride carbonica, e anche ogni step dell'estrazione del petrolio ha un impatto enorme (considerando anche il metano e l'ossido nitroso) e tutto ciò in quell'arco di tempo ne produce 280 miliardi di tonnellate.
Quindi, nonostante le auto elettriche producano più emissioni nella loro produzione, recuperano e superano tutto ciò durante il solo uso, considerando anche l'inquinamento delle centrali elettriche (in totale 2 tonnellate).
In conclusione, nelle zone con accesso a metodi di produzione energetica naturali, le auto elettriche sono di gran lunga più sostenibili, senza considerare gli incentivi sempre più prominenti dei governi per una maggiore diffusione, nella speranza di una migliore gestione della produzione e dello smaltimento delle batterie.
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- Federico D'Angelo